Il gabbiano Jonathan Livingston a.s. 2005/06

Jonathan Livingston è un gabbiano diverso dal resto dello stormo, egli non si accontenta solo di mangiare, vuole imparare a volare alto, vuole scoprire cosa c’è oltre le proprie possibilità, e, per ottenere ciò, è disposto a qualunque fatica.

Egli non si arrende mai, nemmeno quando, per via delle sue idee, viene esiliato dal gruppo e costretto alla solitudine.

Jonathan Livingston è un inno alla libertà, è il coraggio di scegliere e di sbagliare, è la forza del pensiero che si fa azione, l’esaltazione della volontà che realizza l’utopia.

Lo spettacolo è la narrazione di quanto il gabbiano Jonathan L. ha vissuto in

relazione alle proprie convinzioni e alle proprie scelte.

Chi narra è parte di ciò che racconta: i pensieri, le azioni, di Jonathan, in un continuo percorso di osservazione-compenetrazione: tutto si svolge nell’ambito di una narrazione che si  offre alla scena, a volte come contenuto immaginifico (la forza della idee), a volte come cruda realtà (la fatica, i fallimenti, il ripudio da parte dei propri simili , la difficoltà di comunicare il senso della vita…).

Alla fine Jonathan vince su tutto: egli impara dai propri errori , segue il suo istinto e, superando se stesso, raggiunge i più alti livelli di conoscenza.

Jonathan, infine, non si accontenta, egli vuole insegnare agli altri ciò che ha imparato a proprie spese:  è sempre la LIBERTA’ la via maestra, e conquistarla ripaga dal dolore e da ogni fatica.

E’ questa la metafora accolta nello spettacolo come elemento essenziale del processo di auto-costruzione dell’attore. Metafora che diventa fondamento per un lavoro teatrale rivolto alla ricerca; e cioè alla pratica teatrale che rifiuta la mera rappresentazione per arrivare alla creazione artistica, in cui ogni interprete esprime nel personaggio la proprie tensioni, i propri contenuti intellettuali ed emotivi, trovandoli in un “altro da sé” riposto nella sua profonda esistenza che viene messa al servizio della scena e del pubblico che vi partecipa.