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Il minotauro

IL MINOTAURO A.S. 2006/07

 

PERCORSO DIDATTICO

 

Sono stati coinvolti alunni di I II e III media e un gruppo di alunni di scuola elementare

 

PRESENTAZIONE DEL PERCORSO

 

Liberamente tratto dal racconto di F. Durrenmatt ,“Il Minotauro”, il testo teatrale accoglie diverse suggestioni che la lettura di diversi autori (tra cui Borges, Kafka…) ci sollecita sul tema delle possibili “diversità”.

 

FINALITA’

 

Avviare un percorso riflessivo e conoscitivo su quanto ci possa scandalizzare, inorridire, spaventare ed individuare nella letteratura e nella poesia gli elementi essenziali di superamento e di emancipazione dai pregiudizi, a causa dei quali viene negato spesso l’ascolto a chi è diverso, e rifiutato l’abbraccio a chi non riconosciamo come “normale” perché non ritenuto “possibile” dalla nostra limitata esperienza.

 

OBIETTIVI FORMATIVI

 

-        Sollecitare l’alunno alla riflessione critica stimolandone le facoltà intellettive divergenti.

-        Conoscere un testo, individuando in esso le possibilità espressive e creative.

-        Utilizzare la parola nella sua “corporeità”, il corpo come parola che vive di silenzio.

-         

METODOLOGIA

 

La messa in scena è il frutto di un’attività laboratoriale di training e di ricerca, sulla base dei quali, con diverse tecniche, si avviano gli alunni all’uso del corpo, alla consapevolezza dello spazio, all’uso della voce e alle prime forme di improvvisazione teatrale.

 

LINGUAGGI UTILIZZATI

Si è privilegiato il linguaggio del corpo: la gestualità, non come“appoggiatura” ma  respiro della parola che irrompe in scena nella sua potenza  drammatica ed espressiva.

E’ il corpo che traduce i sentimenti in azioni  e la voce che accompagna il suo dispiegarsi nello spazio.

 

FASI DI LAVORO

 

Formazione dei gruppi di lavoro- Improvvisazioni nello spazio- Lavoro sul testo- Lavoro sul personaggio- Lavoro nello spazio: la presenza, il movimento, il ritmo, la voce.

 

 

CONTENUTI

La diversità, nel nostro caso, è ciò che ci è sconosciuto, che non rientra nei nostri parametri di normalità e che rifiutiamo per paura del nuovo.

Il Minotauro è il mostro da cui stare lontani, da isolare e poi eliminare…Ma la sua unica vera colpa è l’essere diverso dagli altri e la sua condanna la solitudine.

Una lettura “divergente” del Minotauro, esplorato dal suo punto di vista.

Una riflessione  sulla diversità intesa come fisicità sconcertante, mondo sconosciuto di cui diffidare.

Una metafora su quanto non ci appartenga per cultura  e che la nostra immaturità di individui “sani,” “socialmente accettati” ci porta a rifiutare, anche crudelmente.

 

ORGANIZZAZIONE

Il numero degli alunni è, all’inizio, numeroso, durante il lavoro avviene una scrematura naturale dovuta a ripensamenti e rinunce da parte di alcuni, in questo modo la selezione avviene solo sulla base della motivazione che è l’unico elemento che garantisce l’impegno e la riuscita del lavoro, senza imposizioni né costrizioni.

Al momento del montaggio definitivo il numero degli alunni è di 14.

La riduzione del testo, l’allestimento scenico e la regia sono opera dell’operatrice teatrale che nel nostro caso è un’insegnante della scuola che si occupa esclusivamente di questa disciplina

 

 

 

IL MINOTAURO

 

 

“Pesa sul Minotauro il fato dell’innocente, dell’innocentemente crudele…Condannato a non essere dio, né uomo, né animale…Colpevole e incolpevole insieme…”

Durrenmatt ci offre una lettura divergente del mito, quindi una possibilità di riflessione sulla diversità che è causa di condanna alla solitudine, il pretesto per avvicinarci alla “mostruosità” che ci atterrisce in quanto non riconosciuta come “normalità”…

Asterione non conosce vita né morte, il labirinto è tutto il suo mondo, la sua casa, il luogo dove i sentimenti si esplicano senza eco, dove lo spazio senza uscite opprime l’anima tormentata dalla domanda incoffessata: “Perché mi trovo qui… eternamente solo…?!”

Egli vive della sua immaginazione ed esprime i suoi sentimenti danzando…Come può danzare un essere a cui non è mai stata concessa la libertà.

Non riconoscerà in Teseo il suo assassino, né capirà il tradimento della sorellastra Arianna, complice dell’ateniese e vittima del suo amore non corrisposto.

 

Tratto da “Il Minotauro” di F. Durrenmatt e da “La casa di Asterione” dall’ “Aleph” di J. L. Borges, lo spettacolo nasce da un percorso laboratoriale di training e di ricerca, sulla base dei quali, con diverse tecniche, si cerca di avviare gli alunni all’uso del corpo, alla consapevolezza dello spazio, all’uso della voce.

Si è privilegiato il linguaggio del corpo: la gestualità non come “appoggiatura” ma respiro della parola nella sua potenza drammatica ed espressiva.

E’ il corpo che traduce i sentimenti in azioni e la voce che accompagna il suo dispiegarsi nello spazio.

Un lavoro complesso che ha visto impegnati alunni di V elementare e di scuola media in un percorso “in fieri”, in quanto tale mai compiuto…

Amiamo il teatro come ricerca di “altro da sé” che ci coinvolge e ci sorprende, dove la “verità” è posta al servizio dello spettatore che ci ripaga con l’impalpabilità del silenzio carico di emozione…La nostra e la sua…

 

Enrica Mallo